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14/02/2021 13:11

La ripresa dei campionati regionali: tutto passa attraverso la decisione del CONI (e il protocollo)

La ripartenza dei campionati regionali sta alimentando un dibattito ad ampio raggio, all’interno del quale capita frequentemente di imbattersi in riflessioni quanto meno non sostenute da criteri di fattibilità. Perché in effetti il nocciolo della questione risiede tutto nella fattibilità del poter riprendere l’attività seguendo le determinazioni normative che regolano i campionati a carattere nazionale indicati, e riconosciuti tali, dal CONI.


Sentiamo parlare in continuazione di ripresa più o meno generale, che andrebbe a coinvolgere tutte le categorie quando, invece, basta solo considerare che le semplici disposizioni legate ai colori delle regioni in base alla maggiore o minore incidenza del contagio, impediscono di fatto gli spostamenti tra comuni - qualora la regione sia in fascia arancione, ma anche (e tanto meno) nel caso di passaggi successivi dalla fascia gialla a quella arancione - rendendo non possibile lo svolgimento di quei campionati a connotazione regionale o provinciale che il CONI non certifica di interesse nazionale.


Questo significa che appare altamente improbabile che i campionati di Serie C2 o Serie D di calcio a cinque, così come quelli giovanili, possano ripartire se non addirittura iniziare, visto che quelli appunto giovanili non erano nemmeno cominciati al momento della sospensione arrivata alla fine di ottobre. A meno che non ci sia una progressiva trasformazione dei territori in fasce bianche, al momento oggettivamente impronosticabile, che, nell’eventualità accadesse, consentirebbe l’organizzazione dell’attività in forma contenuta, ma anche in questo caso soggetta inevitabilmente all’applicazione di adeguati protocolli che, lo ricordiamo dovutamente, comportano comunque il sostenimento delle spese da parte dei club.


Sia ben chiaro, chi scrive è totalmente dalla parte di chi vuole la ripresa generalizzata dell’attività sportiva, ma che venga attuata nel pieno rispetto di quelle regole che già vengono applicate e che al momento sono le uniche capaci di disciplinare lo svolgimento più o meno regolare dell’attività a carattere nazionale.


Ma fatta questa doverosa premessa, va subito puntualizzato che, allo stato attuale, gli unici campionati che potrebbero vedere la luce in fondo al tunnel, ossia possono prevedere la possibilità di ripartire indipendentemente dalla scadenza del 5 marzo (termine dell’applicabilità del DPCM attualmente in vigore), sono quelli di Serie C1 e C femminile nel futsal, e di Eccellenza nel calcio a undici. Per un semplice motivo: essendo collegati con i meccanismi di promozione e retrocessione ai campionati nazionali (Serie B maschile e A2 femminile per il futsal, Serie D per il calcio) possono ottenere la qualifica di campionati a carattere nazionale che permetterebbe di pianificarne la ripartenza.


Il discorso è piramidale e paradossalmente con c’entrano i Comitati regionali, non c’entra la Lega Nazionale Dilettanti e non c’entra nemmeno la FIGC: dipende solo ed esclusivamente dal CONI. Quale l’iter che dovrà essere seguito? L’ultimo Consiglio di Lega ha votato la mozione di procedere con una nota ufficiale, indirizzata al CONI, affinché il Comitato Olimpico Nazionale Italiano stabilisca se anche i campionati regionali di vertice possano essere inclusi nella fascia “di carattere nazionale” che permetta di riprendere gli allenamenti in gruppo (al momento sono autorizzati solo quelli individuali) e, quindi, consentire la ripresa di quelle attività comprese in questo specifico capitolo: vale a dire, come detto, il campionato di Serie D di calcio a undici e i campionati di Serie C1 e C femminile di futsal.


E già questo costituisce un punto di domanda: il CONI dirà si o no? Nel secondo caso possiamo tranquillamente mettere una pietra tombale anche sulla stagione 2020/2021. Qualora, invece, si esprima favorevolmente, la palla ripasserà alla Lega Nazionale Dilettanti, che attraverso una riunione del Consiglio di Lega attribuirà ai singoli Comitati Regionali l’onere di procedere con la ripresa dei campionati previa applicazione, però, del protocollo attualmente vigente, che è quello ratificato lo scorso dicembre ed entrato in vigore il 30 gennaio scorso. Non essendo previsti per ora ristori sulle spese affrontate dalle società per effettuare i tamponi, obbligatori alla vigilia di ogni partita (da eseguire entro massimo le 48 ore precedenti la gara), il costo dell’applicazione dei dispositivi di prevenzione e protezione sanitaria sono chiaramente a carico dei club. Si sta parlando della necessità di ottenere agevolazioni in previsione di questa evenienza, ma al momento non c’è nulla che possa alleggerire la pressione dei costi per la sicurezza sulle società interessate.


Solo davanti alla realizzazione di queste condizioni i campionati regionali di C1 maschile e C femminile potrebbero ripartire, con formule che tuttavia andrebbero necessariamente riviste per adeguarle alle tempistiche della stagionalità, che comunque deve terminare, come da ordinamento, il 30 giugno. Formule che varieranno da comitato a comitato, riguardo le quali il Consiglio di Lega s’è fatto carico di proporre al Consiglio Federale la riformulazione, in via eccezionale per la stagione sportiva 2020/2021, dell’articolo 49 delle NOIF inerente l’attività dei campionati, introducendo la facoltatività di aderire alla ripresa degli stessi qualora venisse realizzata su scala regionale, nonché, in caso di rinuncia, conservare il posto nella categoria di appartenenza garantito dal blocco delle retrocessioni.


Sono questi i giorni per la grande decisione, sulla quale rischia di incidere l’appuntamento elettivo del 22 febbraio, quando il calcio italiano voterà per l’elezione della nuova presidenza nazionale, con il pericolo che la scadenza della prossima settimana faccia passare in secondo piano quella che è una determinazione epocale dalla quale dipendono centinaia di club e migliaia di tesserati e praticanti. La volontà di ripartire, per quello che possiamo desumere in chiusura, c’è ed è assolutamente trasversale, ma i passaggi che questa decisione si troverà ad affrontare, hanno chiaramente delle fondamenta di opportunità dalle quali appare logico non poter derogare. La seconda metà di febbraio, insomma, sarà decisiva per le sorti dei campionati minori di questa stagione purtroppo flagellata da un problema evidentemente più grande di tutti noi.