
13/06/2025 19:51
Nove scudetti alle spalle, ma la stessa fame del primo giorno. Humberto Honorio, allenatore-giocatore della Futura, si è raccontato nello speciale registrato al teatro di RTV con la sincerità di chi ha ancora tanto da dare.
"Ho giocato come se fossi un ragazzino della scuola calcio - confessa il brasiliano, voce roca per l'emozione. - Ci siamo divertiti, abbiamo creato un gruppo speciale. E quando vedo mia moglie e i miei figli felici qui a Lazzaro, so che è il posto giusto".
Accanto al fedele Tonino Martino, compagno di avventure dai tempi di Prato, Honorio ha saputo conciliare i ruoli di allenatore e giocatore.
"Più che un mister, mi sento un consigliere. Con Tonino abbiamo litigato?… quasi mai!", scherza, ricordando un'amicizia che dura da vent'anni.
La sua visione per il futuro è chiara.
"Per la Serie A serve crescita collettiva ma possiamo provarci. Peccato non aver avuto Gabriele Squillaci, Jean Cividini e Simone Minnella quest'anno: al completo avremmo potuto scrivere una storia diversa".
Tra i ricordi, spunta l'ammirazione per Junior, mito del Pescara.
"Undici anni di differenza? Troppi per imitarlo!".
Ma è quando parla delle sue radici che Honorio si fa più intenso,
"Il mio unico idolo è “Dio”. Da piccolo ammiravo tantissimi giocatori della nazionale brasiliana, in particolare modo Choco, quel pivot brasiliano che forse pochi ricordano".
Il rammarico più grande?
"Non aver potuto affrontare Capurso con tutta la squadra a disposizione".
Conclude.
"La Futura è famiglia. E con il cuore, si può ancora sognare".
Una filosofia di vita che spiega perché, nonostante i nove scudetti, continui a giocare con l'entusiasmo di un esordiente.
Ufficio stampa Polisportiva Futura