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17/05/2023 22:16

L'idea piace: la Coppa della Divisione riservata a squadre Under 23. Ma l'attività minore va rivista

Noi di Calcio a 5 Anteprima sappiamo benissimo che i nostri commenti sulle notizie di carattere istituzionale, soprattutto dal momento in cui è stata partorita la riforma del futsal, sono il più delle volte negativi e particolarmente critici. Ma non ci pentiamo di questo: riteniamo di non essere affatto i bastian contrari di chi prende le decisioni a piazzale Flaminio e anzi, nel momento in cui riscontriamo iniziative degne di essere elogiate lo facciamo. Perché se qualcosa viene fatto ed è meritevole è giusto sottolinearlo e quello che al secondo piano è allo studio per la Coppa della Divisione edizione 2023/2024 rientra in questa valutazione.


Direte voi, che si sta escogitando per la Coppa della Divisione? Tagliamo immediatamente la testa al toro e rispondiamo: una nuova formula riservata però a una specifica fascia d’età, quella Under 23, che di fatto trasformerà l’attuale modello della rassegna in una manifestazione riservata a tutte le società militanti nei campionati nazionali che potranno prendervi parte con una formazione composta da giocatori la cui età massima sarà, appunto, di 23 anni.


Cosa significa questo? Che la partecipazione al gioco sarà consentita a tutti i giocatori che non abbiano ancora compiuto 23 anni, quindi verrà creata una nuova categoria che è non nient’altro che quella di cui il presidente Bergamini parlò in campagna elettorale, chiamata a intercettare non solo i giocatori di futsal che, privi di sblocchi nel nazionale, sarebbero destinati a bivaccare nelle categorie regionali minori ma anche gli esodati del calcio a undici, sia professionisti che dilettanti, in cerca di una nuova collocazione agonistica. Con quale formula sarà consentita la partecipazione al gioco dei “non formati” rientranti nel limite degli Under 23 è un discorso che ancora non è stato affrontato, ma sarà sicuramente uno degli argomenti di studio prima che il progetto venga messo all’attenzione della Lega Nazionale Dilettanti per la valutazione e l’attuazione.


Noi riteniamo sarebbe una soluzione sensata la possibilità di utilizzare, per come già avverrà nel campionato Under 19 Nazionale, una quota del 20% - corrispondente a due unità - di giocatori “non formati”, trovando magari la quadra regolamentare per far si che i due “non formati” diciamo giovani (magari anche uno solamente) possano anche essere inseriti nelle liste delle prime squadre, per ciascuna categoria, per facilitare comunque le scelte di carattere tecnico permettendo di apportare un quid qualitativo a livello di roster. Una cosa certa è che l'uniformità del regolamento abbatterebbe le differenze tra squadre di Serie A e di Serie B, ponendole sostanzialmente sullo stesso livello garantendo così incertezza e una maggiore spettacolarità delle stesse partite. 


MA LA COPPA NON BASTA - Intendimento, insomma, più che apprezzabile quello che muove la Divisione Calcio a 5 verso l’inclusione di una categoria della quale si avverte forte la necessità e in merito alla quale già diverse società, all’inizio della stagione attuale, avevano mostrato particolare attenzione organizzando squadre da poter iscrivere a campionati che potessero realmente consentire ai giocatori di poter ricevere benefici in fatto di performabilità. La questione resta comunque un problema importante e che va affrontato e risolto in tempi anche relativamente brevi. 


L’Under 19 Nazionale, soprattutto per come è impostata a livello di campionato, non offre quegli standard qualitativi di cui hanno bisogno soprattutto le società apicali per poter integrare le rose delle prime squadre, dove è risultato particolarmente invasivo il taglio delle quote di “non formati” obbligato dalla riforma, che appare ancor più un provvedimento senza senso non prevedendo progettualità tali da consentire alle società, soprattutto delle categorie maggiori, di poter sopperire al minor impiego di giocatori “non formati” con atleti “formati” in grado di equivalerne il livello di competitività. Fermo restando che la percentuale di giocatori delle classi dal 2000 in poi impiegati con un minutaggio congruo in Serie A è risultata oltremodo irrisoria e riguarda un numero complessivo di atleti che oscilla intorno alla trentina di unità, ossia meno di due per club e non proprio in via continuativa.


Dunque, revisione dell’Under 19 e costituzione dell’Under 23 con la conferma dell’Under 21 magari soltanto su scala regionale. Queste sono secondo noi le direttrici lungo le quali deve muoversi la Divisione Calcio a 5 per cercare di concretizzare una interazione concreta tra prime squadre e giovanili. Sicuramente il problema non verrà risolto nel breve periodo, ma comunque verrà puntato con la consapevolezza che bisogna accelerare il processo di crescita dei giovanili inserendoli nei contesti agonistici giusti e che rappresentino le piattaforme qualificanti per impattare positivamente nel circuito dei campionati maggiori e delle categorie di vertice. E se in Divisione si vuole dimostrare che la riforma è stata concepita per valorizzare realmente il prodotto italiano questa è l’occasione giusta per smentire tutti coloro che sono mossi da un forte scetticismo. Noi per primi.