Sporting Hornets, De Santis: ''United Pomezia una corazzata. Riforma? Sono favorevole all'80%"

Riforma, Coppa Italia e la gara di sabato scorso contro la Domus. E' il presidente degli Hornets, Fabrizio De Santis, a fare il punto a trecentosessanta gradi sul momento della formazione giallonera. In archivio c'è proprio il pareggio di sabato scorso sul campo della Domus, nel più classico dei testacoda insidiosi, una partita complicata anche da alcune defezioni importanti in casa Sporting. Il numero uno del club parte proprio analizzando quanto accaduto.

"Ritengo che la partita di sabato fosse la più difficile della stagione, perché quando ci sono i testa-coda non è mai facile mantenere la concentrazione. Purtroppo, causa le tante assenze e un arbitraggio completamente casalingo, abbiamo pagato dazio conquistando un solo punto in Sardegna". 

Gli Hornets mantengono però una imbattibilità davvero incredibile giunti a questo punto della stagione: un dato importantissimo anche in virtù delle difficoltà e le insidie nascoste in un girone E di alto livello e nel quale nessuna partita appare scontata. La testa però ora è già focalizzata sul prossimo match di Coppa Italia, che vedrà i ragazzi di Medici impegnati contro lo United Pomezia domani alle 19.30. 

"La Coppa Italia ha un fascino particolare - racconta De Santis -, peccato però che la prima sfida ci metta subito davanti una corazzata come lo United Pomezia. Visto il periodo pandemico e il perdurare dello stato di emergenza non comprendo però perché lo scorso anno si sia qualificata alle Final Eight solo la prima in classifica, mentre quest'anno sono stati aggiunti due turni preliminari. Comunque sarà una battaglia, che vinca il migliore". 

Ultimo, ma non in ordine di importanza, il tema della riforma, che impatta su tutte le società dei campionati nazionali. 

"Non sono totalmente contrario alla riforma, perché si premia chi ha lavorato e investito nei settori giovanili, che sono il futuro del nostro sport. Però è da rivedere la storia dei formati, ci sono giocatori che giocano in Italia da quindici anni e il nostro Paese è diventato anche il loro Paese. Per loro ci dovrebbe essere un lasciapassare lavorativo che farebbe diventare formato anche chi non lo è. La continuità lavorativa, per quello che mi riguarda, ha più valenza di un secondo passaporto preso grazie a qualche parente chissà se mai esistito. Quindi mi reputo favorevole all'80%". 


m.e.