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01/09/2024 00:02

Allegrini punta su Castiglia e la sua squadra: "Ci sono ampie prospettive di crescita del movimento"

Non dovrebbero esserci sorprese nella corsa alla composizione della nuova governance che guiderà la Divisione Calcio a 5 nel quadriennio 2025/2028. Stefano Castiglia verrà impalmato presidente mercoledì 4 settembre, e le possibilità che venga sostenuto dagli otto consiglieri della sua squadra sono suffragate dal grande numero di deleghe che sono state protocollate prima della scadenza del 31 agosto. Tra i consiglieri che si apprestano a riprendere il loro posto nel Consiglio Direttivo di viale Tiziano c’è anche Donato Giovanni Allegrini, per il quale di appresta ad avviarsi il secondo mandato consecutivo dopo quello conseguito al termine della tornata elettorale dell’11 gennaio 2021.


53 anni, coniugato e con un figlio, ingegnere, un passato sportivo nell'atletica leggera agonistica anche a livello nazionale e internazionale. Nella precedente governance si è occupato delle questioni sanitarie, con apposita delega, con particolari specificità nel periodo pandemico (analisi e studio dei DPCM con relativa stesura dei protocolli sanitari, verifiche sanitarie, piani di sicurezza sanitaria e altro) nonché della giustizia sportiva. Per quest'ultima delega spera di completare nel prossimo mandato, la modifica dell’articolo 9 comma 5 delle NOIF sulla recidiva delle ammonizioni.


- Donato, intanto quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a ripresentare la tua candidatura al Consiglio Direttivo della Divisione Calcio a 5? Che cosa ti ha ispirato maggiormente della squadra che sostiene Castiglia e come valuti l’ormai certo neo-presidente sul piano della rappresentatività istituzionale?


“E’ del tutto evidente che la governance uscente ha fatto moltissimo per migliorare il presente del futsal, con ampie prospettive di crescita dell'intero movimento. E questo è evidente, oltre che dai fatti e risultati conseguiti fino ad oggi, dall'ampio consenso elettorale che ci apprestiamo ad ottenere visto il numero elevato di designazioni fin qui ottenute, ad oggi pari all'86% delle società aventi diritto al voto. In questi anni di governo non ci si è limitati alla mera gestione dei singoli campionati, ma è stata avviata con evidenti successi e analitici risultati una riforma che tende a valorizzare il concetto di sport, e tutte le risorse in gioco. Ricordo che di questo si tratta, il futsal è uno sport, e  questo concetto non è chiaro a tutti. È anche evidente che ancora tanto può essere fatto, e per questo ritengo utile il mio modesto contributo per i prossimi anni da dirigente della Divisione. Con Stefano Castiglia presidente abbiamo tutti, io compreso ovviamente, la assoluta certezza che il processo di riforma avviato potrà evolversi in meglio. Così come abbiamo tutti la assoluta certezza che il rischio potenziale di fare un enorme passo indietro con soluzioni alternative è dietro l'angolo”.


- Ci sono alcuni punti del programma di #FutsAll che richiederanno uno studio profondo per offrire le soluzioni più adeguate alle criticità del nostro calcio a 5: come ti poni intanto per quanto riguarda la correzione della Riforma Bergamini auspicata dallo stesso Castiglia attraverso la rimodulazione del concetto di formazione?


“Su questa tematica ci si è ragionato parecchio, e sono certo che il nuovo Direttivo guidato da Stefano Castiglia troverà una soluzione condivisa, compatibilmente allo spirito della riforma in atto”.


- Da più parti si è levata la polemica a sfavore della Serie A2 Elite e le problematiche che l’istituzione della nuova categoria ha importato per le categorie minori andando a contaminare anche il regionale. Che cosa si pone di fare la squadra di Castiglia sul tema di un’adeguata riforma dei campionati?


“Questa contaminazione io non l'ho percepita, se non attraverso qualche articolo letto sul vostro portale. Forse sono stato un pò distratto, continuerò a leggere Calcio a 5 Anteprima per tenermi informato”.


- Accettiamo la risposta un tantino provocatoria, comunque sarai sempre il benvenuto tra i nostri lettori. Ma parliamo della Sardegna. Tu vieni da una regione che vive da sempre la criticità di fare futsal ad alto livello non solo per via della sua collocazione geografica ma anche per l’elevata concentrazione di società in un territorio relativamente piccolo come la provincia di Cagliari. Conoscendo, avendo vissuto in prima persona e vivendo tuttora la situazione del futsal sardo, hai in programma interventi che permetteranno di migliorare la condizione dei club favorendone lo svolgimento dell’attività?


“Molte società, in un ristretto territorio, con una bassa densità di popolazione e un forte decremento geografico: direi che, nonostante tutto, il futsal isolano è più vivo che mai e le vere criticità sono svincolate da scelte federali, ma strettamente condizionate da politiche nazionali. È grazie alla riforma in atto che le squadre sarde iniziano a respirare il clima del futsal ad alto livello: ricordo che la Mediterranea Femminile è in Serie A, e che la Leonardo nel campionato appena conclusosi ha disputato i playoff per salire nella massima serie. Due società virtuose che hanno conseguito risultati sportivi insperati fino a qualche anno fa, e solo grazie a un grande lavoro fatto che parte dal settore giovanile, e non per il tramite di pseudo procuratori”.


Concludiamo la nostra piacevole chiacchierata con Donato Allegrini parlando dell’attività giovanile. Il futsal minore della Sardegna è sostanzialmente ghettizzato dalla posizione geografica dell’isola: quali sono i problemi che questo aspetto provoca sommandoli anche alla forte concorrenza del calcio e quali potrebbero essere le soluzioni per arginarli e migliorare la fruizione del calcio a 5 tra i giovani?


“La ghettizzazione è politica più che geografica, sia dal punto di vista della cultura dello sport, venuta meno a livello istituzionale già da qualche decennio, sia dal punto di vista di una vera continuità territoriale, praticamente mai esistita. Il vero problema del futsal sardo, e non solo sardo, è lo scollamento più o meno marcato che c'è tra la gestione regionale in capo ai Comitati, e quella nazionale in capo alla Divisione. Finché non si risolve questo problema sarà sempre difficile colmare le carenze su elencate con scelte politico sportive di successo nel merito. Ricordo che l'istituzione della Futsal Future Cup, grande opera della governance uscente, mira proprio a questo, valorizzare lo sport giovanile a livello nazionale e a stimolarne lo sviluppo a livello regionale”.


E quali sarebbero i giovani partoriti dalla Future Cup che già abbiamo avuto modo di vedere all'opera nel futsal di vertice, quelli cioè che avrebbero dovuto sopperire al taglio delle decine e decine di "non formati" figlio della riforma? Aspettiamo risposte...