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09/01/2021 11:20

Bergamini-Dario, siamo all'ultimo chilometro. E se in vista del traguardo cambiassero gli scenari?

Il conto alla rovescia è di fatto cominciato nel momento in cui il Collegio Elettorale ha certificato che il duello per la presidenza della Divisione Calcio a 5 opporrà Luca Bergamini e Antonio Dario, visto che Gabriele Di Gianvito non ha proceduto a dar seguito alla sua candidatura non avendo raggiunto (per una sola delega) il quorum previsto per accedere alla competizione che determinerà il reggente del futsal italiano nel quadriennio 2021-2024. 


Dunque, ci approssimiamo ad affrontare l’ultimo chilometro di quel percorso che di fatto è cominciato nel maggio scorso, quando Andrea Montemurro decise di mettere fine al suo controverso mandato dimettendosi dalla presidenza della Divisione e aprendo di fatto la corsa alla sua successione, che ha dato vita ad una campagna per certi versi dai toni contenuti e meno dibattuti di quattro anni prima, fermo restando che nelle ultime settimane si è cominciato ad avvertire il pathos della sfida e non sono neanche mancati i colpi di scena, con i passaggi di corrente che hanno spostato in maniera concreta gli equilibri delle forze sostenitrici le varie candidature.


Il sipario che si è alzato su quello che sarà il palcoscenico di lunedì 11 gennaio non sembra ammettere, almeno in apparenza, particolari divagazioni sulle forze in campo. La squadra di Luca Bergamini ha portato alla definizione di ben 94 deleghe, con il quorum largamente superato grazie anche agli “innesti” degli ultimi giorni, che hanno permesso a Bergamini di veder lievitare i numeri delle società che gli hanno assicurato il voto. Un colpo pesante da parare per l’ex vice-presidente vicario della Divisione Calcio a 5, tra gli attivisti del progetto di scissione che solamente alla fine di ottobre aveva raccolto l’adesione di 170 società decise ad uscire dalla Lega Nazionale Dilettanti per entrare in una FIGC disposta ad accogliere il nuovo vento che soffiava sul futsal italiano, così come aveva fatto tre anni prima con il calcio femminile salvandolo, di fatto, dall’estinzione. Un numero che però si è poi andato via via indebolendo, con meno di un terzo di quei club che ha sostenuto l’iniziativa secessionistica cavalcata da Di Gianvito, Zizzari e Calegari, laddove i colpi di scena conclusivi hanno finito per minare definitivamente le aspettative dell’avvocato romano e dei suoi supporter.


UN NUOVO SCENARIO - La politica italiana è la sede riconosciuta di tutte quelle iniziative di apparentamento dove finiscono per diventare possibili “collaborazioni” ritenute dai più irrealizzabili. Basti ricordare, in tempi recenti, l’esperienza del Governo gialloverde, composto da grillini e leghisti, la tesi e l’antitesi gli uni degli altri, questo tanto per citare un esempio che viene d’amblè. Restando nella nostra più modesta sfera dio competenza, gli apparentamenti impossibili sono stati il sale di due delle ultime tre campagne presidenziali. Si salvò solo quella del 2012, che vide Fabrizio Tonelli incassare l’unanimità dei consensi per avviare, in totale tranquillità, il suo ultimo mandato ai vertici dell’istituzione federale. Tutti ricorderanno nel 2009 la corsa a tre Tonelli-Tosoni-Ticli, che si risolse con il clamoroso accorpamento tra Tonelli e il compianto Ticli nel corso dell’intervallo tra la prima votazione e quella di “spareggio” che avrebbe riguardato Tonelli e Tosoni, accordo che mise nell’angolo l’attuale vice-commissario straordinario il quale, all’epoca, si era presentato all’appuntamento con le urne dopo i Mondiali di Rio de Janeiro godendo di un vasto consenso, ma beffato dalla comunione che portò Tonelli a sedersi per la terza stagione consecutiva sulla poltrona che in quei tempi stanziava in via Po.


Nel dicembre del 2016, fu proprio Antonio Dario a rendersi conto, a pochi giorni dalle urne, che la situazione che si era venuta a creare non avrebbe avuto sbocchi positivi ai fini della sua candidatura: troppo ampio il margine rispetto ai rivali da poter sperare di colmarlo, tanto che l’avvocato padovano dovette optare per l’apparentamento con l’ex antagonista in quel frangente più aperto sul piano del progetto da condividere e quello fu Andrea Montemurro, che appunto con il supporto di Dario ottenne quel quid di voti in più che gli consentirono di ribaltare i pronostici della vigilia e di bruciare Alfredo Zaccardi. Di quella che poi è stata l’esperienza - relativamente all’ultimo periodo - di Montemurro in piazzale Flaminio, le cronache sono piene di aneddoti e tutti sappiamo poi com’è finita. 


Fatto sta che in una situazione come quella che si sta prospettando a poco più di quarantott’ore dal voto, appare abbastanza decifrabile una proiezione che spinge Bergamini molto avanti, e considerando che la maggioranza per chiudere i giochi si raggiunge a 104 preferenze, è facile credere che abbia un indiscusso vantaggio. E se per contrastare questa situazione predominante i due grandi antagonisti del pre-commissariamento trovassero le convergenze per unificare i rispettivi elettorati e trovare quei numeri che possono colmare il corposo gap (ricordiamo che Bergamini ha presentato la sua candidatura con il supporto di 42 deleghe in più di Dario che si è fermato a 52)? Allora perché non credere che la politica insegna a tal punto che “conflitti” di Palazzo ritenuti (in estate) insanabili possano (lunedì 11) cambiare le carte in tavola?


E se i corsi e ricorsi storici insegnano qualcosa è proprio che spesso l'unione di due forze minori prevale su quella maggiore. Si tratta di capire se da un lato la squadra di Bergamini riuscirà a mantenere il vantaggio o se dall'altro, alla luce di questo realistico scenario, il più che possibile recupero della squadra di Dario sarà sufficiente per colmare l'apparente divario. Si ha l'impressione che anche questa volta la partita possa rimanere in bilico fino all'ultimo voto. Semplici supposizioni o anticipazioni plausibili di quella che sarà la battaglia in scena lunedì alla Fiera di Roma?


Ancora due giorni… e poi avremo le risposte.