
24/04/2021 11:23
La storia stagionale di Alessandro Meo passa per quattro fronti, con un denominatore comune: la Serie A2. La scorsa estate il forzato addio alla Fenice per problemi di carattere lavorativo, salutando l’A2; avrebbe dovuto giocare in Serie C con la Gifema Luparense ma l’attività regionale è stata sospesa appena iniziata, così ha giocato fatto un campionato di B con lo Sporting Altamarca, vincendolo. E adesso si ritrova in A2...
- Alessandro, diciamo che come stagione la tua, eufemisticamente parlando, è stata un po' particolare, non trovi?
“È stata sicuramente una stagione particolare per me. Ero sceso di categoria per motivi lavorativi ma poi i campionati regionali sono stati bloccati a causa della pandemia e per non restare fermo ho deciso di accettare la proposta dello Sporting Altamarca e tornare così nei campionati nazionali: trovarmi qui è stato assolutamente un segno del destino”.
- Il tuo arrivo ha comunque permesso di consolidare il reparto arretrato, innestando capacità tecniche e tattiche e quell'esperienza che hanno fatto crescere il livello della squadra. Condividi questa analisi?
“Ringrazio innanzitutto per i complimenti. Sono arrivato in punta di piedi con la consapevolezza di entrare a far parte di una squadra già fortissima ma che, in una fase molto delicata della stagione, aveva bisogno di ulteriori rotazioni per poter competere con tutte le rivali fino in fondo. Ho sempre messo le mie caratteristiche al servizio della squadra”.
- In cosa l'Altamarca ha saputo eccellere per imporsi a rivali come Hellas e Chiuppano che erano partite con i favori del pronostico?
“Senza ombra di dubbio, il gruppo ha fatto la differenza. Le grandi reazioni contro il Carrè Chiuppano e poi a Pordenone, subito dopo i passi falsi commessi con Maniago e Sedico, sono state decisive. In quelle situazioni fa la differenza il gruppo, avere una reazione così non è da tutti, oltre alla vittoria sono state delle prestazioni di squadra notevoli. Per questa società, la vittoria del campionato con conseguente promozione in Serie A è la realizzazione di un sogno meraviglioso, che abbiamo realizzato attraverso una grandissima impresa. Quando vinci partendo da non favorito è ancora più bello, perché dimostri ad altri che si sbagliavano a dar per vinti te e la tua squadra. Il tutto a dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che nello sport non si parte mai battuti in partenza e bisogna davvero crederci sempre”.
- Dalla fine della prossima settimana vi aspettano le finali di Porto San Giorgio, con quali intenzioni le affronterete?
“La Final Eight è unica. È quella manifestazione che ogni atleta di futsal vorrebbe giocare ogni anno ma che solo in pochi hanno il privilegio di vivere. Ho avuto la fortuna di giocarne sei a livello giovanile e le ricordo tutte con grande orgoglio. Con la prima squadra per tre anni consecutivi ho perso all’ultimo ostacolo la possibilità di parteciparvi, sempre agli ottavi contro Chiuppano, Petrarca e Imolese. Quella di quest’anno la ritengo un premio a tutti gli sforzi e i sacrifici fatti in tutto questo tempo per questo meraviglioso sport, che mi ha sempre regalato gioie ed emozioni indescrivibili. La affronteremo con la consapevolezza di aver già conquistato qualcosa di inimmaginabile ma con la voglia di voler provare a stupire ancora”.
Poco ma sicuro…