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21/05/2021 12:26

La stagione 2021/2022 prima tappa di una riforma epocale del futsal. La Serie B2 è la vera panacea

In questi giorni, per quello che siamo riusciti ad apprendere, c’è stato gran fermento al secondo piano di piazzale Flaminio. Un fermento metaforico, precisiamo, ma tant’è: praticamente tutta la governance eletta lo scorso gennaio è al lavoro su più fronti, attuali e immediatamente prossimi, alla luce delle questioni presenti sul tappeto istituzionale che interesseranno l’attività ufficiale del presente e del futuro, ossia quella che prenderà luce a partire dal primo luglio. Il Consiglio Direttivo di questo pomeriggio servirà proprio a scrivere i passaggi di questa fase transitoria e le regole che la disciplineranno, ma al tempo stesso tutto l’assetto governativo che fa riferimento a Luca Bergamini si impegnerà a scrivere i contenuti di quel comunicato Numero 1 che rappresenta la pietra miliare della stagione sportiva che verrà.


Comunicato Numero 1 che conterrà anche i numeri sui quali verranno articolate le stagioni venture, sui quali abbiamo avuto più volte l’occasione di affermarne l’eccessività a fronte della qualità che si pretende dai campionati nazionali, sottolineando la necessità di dover intervenire con dei tagli strutturali sostanziali per far si che l’attività su scala nazionale si possa configurare in attività di vertice qualitativa. Ma non solo. Gli eventi connessi e prodotti dalla pandemia, effetti economici compresi, cause che hanno condizionato il futsal e in generale tutto lo sport, dilettantistico in particolare, adesso impongono misure riorganizzative tali da indurre quasi obbligatoriamente la Divisione Calcio a 5 a valutare un nuovo progetto agonistico legato ai campionati nazionali, tanto maschili quanto femminili e giovanili, che vanno assolutamente rimodellati e rimodulati per adeguarli a quelle che sono le effettive possibilità (e necessità) che la disciplina richiede sia a livello di gioco che specialmente di gestione.


Quello che insomma serve al futsal italiano è una riforma concreta dell’intero assetto organizzativo e agonistico, che tenga conto delle risorse disponibili e da poter mettere sul piatto della bilancia, considerando che nel corso di una manciata di anni bisognerà arrivare al punto di prendere in mano la gestione totale del disciplina, ponendo fine alla separazione delle competenze in ambito federale, acquisendo l’organizzazione anche dell’attività in campo regionale, uniformando i regolamenti che oggi sono inspiegabilmente diversi tra una regione e l’altra, segno evidente di quanto fin qui sia potuto interessare l’”argomento futsal” a chi guida al quarto piano l’attività dilettantistica del calcio. Un percorso per step con un obiettivo finale: il futsal “proprietà” di una Lega autonoma, sotto l’egida della FIGC, capace di lavorare a 360 gradi per la crescita della disciplina.


COME ATTUARE LA RIFORMA - Calcio a 5 Anteprima ha sempre voluto offrire il proprio contributo di idee per far sì che il futsal non resti il fratello povero del calcio, ma possa brillare di luce propria e oggi più che mai sollecita la governance Bergamini a prendere seriamente di petto il riassetto della disciplina sul piano organizzativo e strutturale. Ecco perché il comunicato Numero 1 deve contenere quegli elementi che permettano ai numeri di trasformarsi in dati concreti e calzabili dal futsal che vogliamo, bene diverso da quello che sogniamo. Abbiamo detto che le squadre sono troppe e vanno tagliate: discorso che farà storcere i nasi a tanti presidenti, ma la realtà dei fatti è così. Quasi 230 club in campo nazionale è un numero eccessivo: dimezzarlo è ciò che intanto si deve fare, ma in maniera oculata e senza colpi di mannaia, e i consiglieri ci avranno sicuramente posto attenzione.


Il nostro piano, per il nazionale maschile, è molto semplice e deve procedere per step stagionali. La Serie A deve essere organizzata su un girone unico anche di 16 squadre come sarà nella stagione 2021/2022, l’A2 deve progressivamente scendere a due gironi anche qui di 16 squadre ciascuno mentre la B deve arrivare a contare quattro gironi da 14 squadre l’uno. Considerando che i numeri in vista della stagione 2021/2022 dicono che complessivamente le società che prenderanno parte ai campionati nazionali maschili saranno 176, il taglio previsto è di 72 unità per scendere in tutto a 104. Questo attraverso un processo riformatorio che si svilupperà gradualmente entro la fine della legislatura Bergamini (ma accelerando i tempi anche in un biennio).


Il secondo step, e qui sta la novità che nel frattempo va preventivamente calcolata, è l’inserimento di una categoria intermedia tra il regionale e il nazionale, che abbia una funzione molteplice: la Serie B2. Perché funzione molteplice? Perché intanto va a interporsi nel mezzo tra il regionale e il nazionale che dovrà qualitatizzarsi in questo processo riformista, consentendo ai club un approccio meno drastico con un mondo che dal punto gestionale richiede storicamente un impegno diverso. Quindi una categoria chiamata ad ammortizzare lo stacco sia tecnico che economico che logistico-organizzativo, concedendo alle società che non possono disporre di un impianto al coperto, obbligatorio nei cadetti, un anno di tempo in deroga per provvedere, pena la retrocessione d’ufficio. Come anche la possibilità di limitare l’attività agonistica su un territorio più circoscritto attenuando l’impatto dei costi di trasferta. Ma soprattutto una categoria che salvaguardi la crescita qualitativa della Serie B “di prima fascia” facendo da ammortizzatore per l’accesso al nazionale di chi vince i campionati regionali di C1 e proviene da quella categoria.


Nel primo anno, alla B2 accederanno le squadre di Serie B collocate nelle posizioni basse delle classifiche dei gironi sui quali verrà strutturata la categoria cadetta. Con otto gironi e un totale di 112 squadre dovranno essere indirizzate alla B2 almeno la metà delle partecipanti (56), alle quali verranno sommate le 21 vincitrici dei campionati di Serie C1, la vincitrice della Coppa Italia di C1 e otto squadre promosse attraverso i playoff nazionali di C1, arrivando così a contare un “parco” di aventi diritto di 86 società. Impostando otto gironi da 12 squadre ciascuno resterebbero dieci posti da assegnare attraverso domande di ammissione, altrimenti basterà prevedere gironi da 11 per limitare a due sole unità le ripescabili. Contemporaneamente verrebbero armonizzate le connessioni tra le categorie attraverso il piano delle retrocessioni e delle promozioni. 


Lo stesso ragionamento, anche se con numeri oggettivamente diversi, può venir fatto per la riorganizzazione dell’A2 femminile con l’introduzione di una Serie B che abbia la stessa funzione della B2 maschile. In tutti i casi verrebbe salvaguardata l’attività regionale e concessa alle società che vogliono pianificare una crescita nel “sistema futsal” di poterla pianificare, fermo restando il rispetto dei paletti che verranno introdotti come condizioni obbligatorie per accedere in Serie B maschile o A2 femminile (che analogamente all’omonima categoria maschile dovrà vertere su due gironi da 14 squadre ciascuno, perché chi aspira ad arrivare al vertice non può prescindere da una struttura tecnico-societaria all’altezza).


In definitiva, la riforma dei campionati nazionali è una tappa fondamentale per garantire uno sviluppo importante della disciplina e con esso la crescita di considerazione in ambito mediatico, come è accaduto per gli sport di squadra più popolari. Il futsal è sinonimo di spettacolo, e lo spettacolo da offrire deve essere di qualità. La governance Bergamini ha imboccato questa strada e il percorso che l’attende non sarà affatto semplice, ma la forza delle idee sarà sicuramente l’elemento che farà la differenza. Il futsal, in questo, ha solo da guadagnarci. Speriamo anche a qualche nostra dritta.