
08/08/2024 08:00
Sono i numeri delle iscrizioni a esprimere pareri non certo accondiscendenti nei riguardi del Palazzo, dove crediamo non stiano circolando umori pacifici l’indomani del Consiglio Direttivo che ha definito gli organici dei quattro campionati nazionali maschili e dei due femminili, nonchè dei relativi gironi delle sei competizioni che scatteranno, con la A femminile ad aprire i giochi, il prossimo 29 settembre. Numeri che sembrano dettare sentenze e che sono gli ineffabili protagonisti di una fase iniziale della stagione 2024/2025 nata non certamente secondo i più favorevoli auspici per il calcio a cinque italiano. E non si tratta, sia ben chiaro, di levare l’indice per partito preso: il crollo delle iscrizioni, evidente in Serie B femminile ma che anche in campo maschile non è stato da meno, è la cartina di tornasole che qualcosa, nel sistema futsal, davvero non va. Numeri, insomma, che fanno riflettere.
E quali sarebbero i numeri? Eccoli serviti: 32 squadre in meno iscritte in campo maschile, 28 in meno in quello femminile. Il totale fa 60, che equivale al 25% - decimo percentuale in più, decimo percentuale in meno - dell’intero movimento nazionale. Vale a dire, una squadra su quattro non si è iscritta! E se è vero che nel settore maschile ci hanno pensato ripescaggi e ammissione a rimettere, bene o male, quasi a posto a cascata le situazioni in tre delle quattro categorie (solo la Serie A non ha avuto problemi), in campo femminile questo non è accaduto e le cifre conclusive non lasciano adito a interpretazioni diverse da quelle di un vero e proprio terremoto, con un forfait in Serie A e girone a numero disparo, e sole tre ammissioni in Serie B, compreso il Pero che ha beneficiato della wild-card federale per evitare il declassamento nel regionale.
Che c’è da dire oltre a questo? Niente di quanto non sia conosciuto, niente di nuovo per chi agli inizi di settembre rileverà la poltrona di viale Tiziano che si appresta a rimettere in gioco Luca Bergamini dopo i tre anni più contraddittori della storia del futsal, le cui problematiche sono state già esaurientemente snocciolate sin dal minuto successivo alla pubblicazione della delibera che il 15 febbraio 2022 ha istituito la riforma, restando però tutte esattamente allineate sui tavoli istituzionali, nell’inutile attesa che si comprendesse che questo modo di concepire, condurre e gestire il futsal non andava e non va assolutamente bene. Fortuna che tra un mese si vota, perchè, al di là di chi si prenderà lo scranno presidenziale, la nuova governance avrà davanti a sé il compito prioritario di ridisegnare la disciplina nei suoi aspetti strutturali, tecnici e organizzativi. Soprattutto per ridargli la credibilità che i fatti degli ultimi giorni hanno oggettivamente minato.
Per completare con la legge dei numeri, che più di ogni altra spiega e chiarisce tutto, veniamo a quelli dei ripescaggi, vocabolo che ha unificato in un solo termine, primo caso della lingua italiana, le parole “ripescaggio” e “ammissione”: poi chiederemo informazioni circostanziate ai nuovi etimologi nostrani. I ripescaggi, ossia l’autentica mano santa a supporto della stanza dei bottoni: due in A2 Elite, otto in A2 (con altri due posti vacanti), undici in Serie B (con ulteriori due caselle rimaste vuote), per quanto riguarda il campo maschile, cui vanno aggiunti i “soli” tre - Pero compreso, riammesso in B femminile in attesa della ratifica presidenziale - del settore rosa, per un totale che fa 24. Citando la matematica, altra grande alleata della legge dei numeri: 60 defezioni meno (soli) 24 ripescaggi, uguale 36 squadre in meno che vedremo sulla scena del futsal nazionale nella stagione 2024/2025. Siamo curiosi di conoscere chi sarà in grado di smentire questi dati.
Evitiamo di dilungarci sulla questione delle sei richiedenti il ripescaggio in Serie B, dicendo però che alcune di loro, per quanto appreso, già si sarebbero attivate per presentare ricorso al Tribunale Federale Nazionale ex articolo 34 Regolamento LND impugnando la delibera della loro esclusione; e passiamo, per completare le nostre discussioni su organici e gironi, alle “composizioni” partorite dal Consiglio Direttivo.
Tutto nella norma in A2 Elite. In A2, il girone A spazierà sulle regioni del Nord e regalerà passeggiate da Aosta a Belluno: niente male per la logistica, ma considerando le squadre iscritte ci può stare. Al contrario del girone C, assolutamente inguardabile, con otto laziali tutte insieme, più le due abruzzesi e l’unica iscritta della Campania (peraltro ai confini con il Lazio) a completare il lotto: qui davvero si continua a confondere il nazionale con il regionale, semplicemente inconcepibile e incondivisibile!
E poi che si fa al Sud? Si ripropone l’infernale girone con quattro siciliane e cinque pugliesi con in mezzo le tre calabresi a livellare il monte delle difficoltà. Pensate a quanti derby romani o laziali si giocheranno nel C, con spostamenti che si potranno fare persino in metro (Eur e Roma 3Z poi giocano sullo stesso campo!) e pensate al viaggio del Canosa o del Bitonto per andare a giocare a Mazara del Vallo e Canicattì e viceversa, e poi magari da ripetere anche in Coppa Italia e se toccherà anche ai playoff. Ma si può? Citiamo solo una celeberrima locuzione latina: “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Poi se qualcuno vuole maliziarci su, beh, come impedirlo?
E chiudiamo con il femminile. Girone disparo in Serie A per il ’no’ all’ultimo momento del Pero e Serie B alle prese col sisma delle rinunce. Alla fine il dilemma “3 gironi da 12 o 4 da 9?” è stato risolto optando per la seconda soluzione, motivata - possiamo dire in maniera comprensibile - dalla necessità di attuare una sorta di conservazione delle 35 (più una) superstiti. La “stranezza” del Levante Caprarica infilato con siciliane e napoletane fa rima con la disponibilità data dalle leccesi di affrontare il girone D e ci può stare (anzi, un plauso meritato alla società per la scelta). Vogliamo dire qualcosa per il primo gruppo dove le sarde, cinque, sono tutte insieme? Al momento non avvertiamo strascichi polemici da Piemonte e Lombardia, ma una volta tanto anche la Sardegna può gioire. Anche perchè, ricordiamo, fa parte dell’Italia e, soprattutto, chi affronta un campionato nazionale deve mettere obbligatoriamente in conto di dover volare nell’isola anche più di una volta.